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Associazione Culturale La nuova idea

Inno

UNNI...PASSI TU, NUN CHISCI L'ERBA

 

Compositori: Vincenzo Ciaccio

Autore: Francesco Barbata

​

Avanti sauro !

Noi VacantUnni (vacui) siam già partiti alla conquista di questa città.

Mano alla spada, occhio ai danni che questo tiranno a tutti farà.

Dove passi tu non cresce più l’erba

Davvero tu non credi non abbiamo alcuna prospettiva,

Questo cavallo mi porterà ovunque io voglia !

 

Mi chiamano Attila e sono il re degli Unni,

mi chiamano Attila, il gran conquistator…

Mi hanno messo a capo di questa masnada di sfaccendati,

ho la testa che mi fonde, tutto io distruggerò.

Mi chiamano Attila e sono il re degli Unni,

mi chiamano Attila e ora son qua

 Sono un gran sfrontato e me ne infischio del lavoro,

dove passo io nulla più attecchirà !

 

All’orizzonte si intravedono fuochi  di guerra che si avvicinano,

I VacantUnni ora si sono alleati coi Vagabondi, e guarda che risultato!            

Dove passi tu non cresce più l’erba.

Questo cavallo raglia, hai vinto questa battaglia,

Il mio nome farà tremare tutti voi !

 

Mi chiamano Attila e sono il re degli Unni,

mi chiamano Attila, il gran conquistator…

 

Mi hanno messo a capo di questa masnada di sfaccendati,

ho la testa che mi fonde, tutto io distruggerò.

Mi chiamano Attila e sono il re degli Unni,

mi chiamano Attila e ora son qua

 Sono un gran sfrontato e me ne infischio del lavoro,

dove passo io nulla più attecchirà !

 

Mi chiamano Attila e sono il re degli Unni,

mi chiamano Attila e ora son qua

 Sono un gran sfrontato e me ne infischio del lavoro,

dove passo io nulla più attecchirà !

Allegoria

UNNI...PASSI TU, NUN CHISCI L'ERBA

​

Autore: Vincenzo Mandracchia

Attila, discendente della tribù degli Anneavacchi, ha riunito sotto l'egida della sua spada il popolo dei Vacantunni, minoranza etnica del territorio di Sciacca. Tale popolo da secoli è orfano di un comandante ed è relegato in un luogo sperduto.

Attila organizza il suo popolo alla conquista di Sciacca per vendicare secoli di ingiustizie. Le vittorie saranno immediate, grazie ad astuti intrallazzi, e a servigi studiati per ingannare, sedurre e occupare il territorio di Sciacca. Il suo nome rimbomba in ogni provincia: "il flagello di Dio arriva, beato chi l'ha dalla sua parte". Il suo potere è tanto grande da non far crescere nemmeno l'erba dovunque passi.

I VacantUnni brindano e festeggiano ad ogni tappa verso la conquista finale. Sul più bello però l'eccessiva superstizione del loro re li punirà severamente.

È un rapporto a tre: cultura siciliana, società e storia. In Sicilia, il comune detto "unni passi tu nun chisci l'erba” può essere appioppato ad una persona per due motivi: per indicare la sua immensa sfortuna nella vita, oppure per descriverla come negligente, sciatta. Nel gergo di Sciacca un "anneavacchi", (tradotto "annega barche") è una persona imbrogliona e incompetente.

Il re degli Unni era famoso per la sua violenza, tanto che i Romani lo ricordano come "Flagellum Dei" per le sue doti di condottiero e il suo coraggio. Qualità conosciute ed esaltate in tutta Europa. Tutt'altro che un "anneavacchi". Un appellativo comune per due figure antitetiche. Il classico divario tra eroe (Attila) e antieroe (Anneavacchi siciliano), con una convergenza. Da qui l'idea di fondere i due caratteri e infilare Attila nei panni di una persona negligente, allo stesso tempo sfortunata, ma che cerca di sfruttare queste doti, come un eroico condottiero, per raggiungere fama e ricchezza.

Il carro allegorico ha come personaggio principale lo stesso Attila, in groppa al suo cavallo. Sotto di lui l'erba si brucia, ma non è più la sua, è quella del vicino: distrugge amori, fortune, patrimoni, vincite al gioco, famiglie, amicizie. Anche i più bei fiori vengono bruciati.

Nell'impresa non è solo. Dietro di lui, due membri del suo esercito lo aiutano.

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